SCHOPENAUER: RAPPRESENTAZIONE E VOLONTA'
- Il contesto di vita ed i modelli culturali
Arthur Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788 da una famiglia borghese. Questo gli permette di viaggiare molto e conoscere ambienti diversi e stimolanti. Nonostante questo ha un carattere chiuso ed è severo nei confronti degli uomini e del mondo in generale. I temi predominanti nella sua gioventù sono la morte, il mistero dell'eternità e lo smarrimento di fronte alla grandiosità della natura. Si distacca dal mondo mercantile a cui appartiene la famiglia di origine e si dedica allo studio della filosofia e dell'arte greca. Ammira Platone e Kant di cui apprezza particolarmente la tesi secondo cui nell'uomo c'è una forte aspirazione alla metafisica, cioè all'andare oltre il mondo limitato e mutevole dei fenomeni per attingere la "cosa in sè" (la vera essenza della vita). Schopenhauer si dedica anche alla lettura dei testi buddisti, nei quali ritrova la consapevolezza del carattere effimero dell'esistenza e la via di liberazione che questa religione suggerisce agli uomini.
- La duplice prospettiva sulla realtà
Nell'opera "Il mondo come volontà e rappresentazione" troviamo l'essenza del pensiero di Schopenhauer. Egli intende, con quest'opera, rispondere alla domanda "che cos'è il mondo?" analizzando la cosa da due prospettive:
- quella della scienza (o della rappresentazione intellettuale) secondo la quale il mondo è una mia rappresentazione
- quella della filosofia secondo la quale il mondo è volontà di vivere
- Il mondo come rappresentazione
L' opera di Schopenhauer si apre con l'affermazione "il mondo è una mia rappresentazione". Dire questo implica aver la consapevolezza che non è possibile sapere come le cose siano in se stesse ma solo come queste si presentano nella propria esperienza (ad esempio non posso sapere cosa sia un albero, ma solo come questo si presenta ai miei occhi). Il mondo quindi non esiste se non nel rapporto tra soggetto ed oggetto che caratterizza la rappresentazione. Per Schopenhauer il soggetto non può prevalere sull'oggetto e viceversa. Tutte le cose sono "fenomeni" che si identificano con la realtà che è elaborata nella relazione tra soggetto ed oggetto. Sulla base di questi elementi l'unica realtà accessibile all'uomo è quella fenomenica, organizzata attraverso le forme dello spazio e del tempo e le categorie dell'intelletto. Attraverso spazio e tempo organizziamo quello che percepiamo in precisi rapporti spaziali e in una successione temporale. Non posso percepire alcuna cosa senza collocarla in uno spazio e in un tempo determinati. In questo caso i parametri assolvono al ruolo di "principio di individuazione" delle cose.
Gli oggetti individuati nello spazio e nel tempo ricevono poi un ordine dall'intelletto umano attraverso la categoria di causa (a cui secondo Schopenhauer possono ricondursi le dodici categorie kantiane). Tutta la realtà si risolve in una rete di fenomeni connessi grazie al principio causale detto "principio di ragion sufficiente" che si presenta in quattro configurazioni:
- principio del divenire che spiega la relazione causa-effetto tra oggetti naturali
- principio del conoscere che regola il rapporto logico tra premesse e conseguenze
- principio dell'essere ordina le connessioni spazio-temporali ed i rapporti tra enti geometrici e matematici
- principio dell'agire che stabilisce una connessione causale tra le azioni che si compiono ed i motivi per cui sono compiute.
Quindi il mondo fenomenico (cioè il mondo che è la mia rappresentazione) che sembra dominato da un rigido determinismo non è altro che un reticolo di rapporti causali in relazione ad un soggetto. Schopenhauer lo giudica una dimensione illusoria ed ingannevole, le immagini che ne traiamo sono coerenti e rigorose nella loro connessione ma nella sostanza sono evanescenti come i sogni (velo di Maya).
- Il mondo come volontà
La domanda che si pone Schopenhauer è se esiste una via per accedere alla verità della vita e dell'esistenza. Egli afferma che è proprio nel corpo del soggetto la chiave per attingere all'essenza delle cose. Il corpo ha una duplice valenza, da una parte è un oggetto tra gli oggetti (che risponde alle leggi di rappresentazione del mondo fenomenico), dall'altra è la sede in cui si manifesta una forza che sfugge ad ogni determinazione causale, cioè la volontà di vivere (un impulso forte ed irresistibile che ci spinge ad esistere ed agire. Tutte le attività umane che portano all'affermazione della propria individualità sono manifestazioni della nostra voglia di vivere e che si manifesta con le pulsioni del corpo (ad esempio l'impulso che ci porta a mangiare e a provare piacere per il cibo è l'espressione del bisogno di mantenerci in vita). Tale volontà non è circoscritta alla natura umana, ma domina tutte le cose (ad esempio la volontà di vivere si manifesta nella forza che fa crescere la pianta...). La volontà è inconsapevole, è un impulso naturale antecedente la coscienza, è eterna ed unica, non ha nessuno scopo e fine, esiste e basta.
Se la volontà è l'essenza del mondo ciò significa che essa è anche necessariamente dolore. Gli esseri umani sono per natura carenti, per cui sono destinati ad una ricerca della felicità continua, fonte di perenne inquietudine e quindi di sofferenza. L'uomo può raggiungere una soddisfazione di breve durata, dalla quale nasce subito un nuovo desiderio. Il piacere è solo un intervallo tra un dolore e l'altro. Oltre che dal dolore, l'esistenza è caratterizzata dalla noia (una condizione di vuoto). Quindi la vita oscilla tra desiderio e noia. Schopenhauer giunge alla conclusione che nel mondo prevale il dolore, che è maggiore quanto maggiore è la consapevolezza della propria condizione (per questo gli uomini soffrono più delle altre creature).
L'unica possibilità che Schopenhauer intravede per uscire da questa triste condizione è l'arte, la morale e l'ascesi per arrivare al passo successivo cioè l'annullamento della volontà. Osservando un bel quadro o leggendo un bel libro ad esempio, l'uomo dimentica se stesso ed il proprio dolore perchè l'arte è contemplazione e mira alla conoscenza disinteressata, fuori dal tempo e dallo spazio. Spazio particolare trova nel pensiero di Schopenhauer la musica che egli ritiene del tutto indipendente dal mondo dei fenomeni. Anche la morale consente di oltrepassare le manifestazioni fenomeniche della volontà ma implica, a differenza dell'arte, un impegno pratico a favore del prossimo. Non si devono compiere azioni che possano ledere la volontà degli altri (visione in negativo) oppure attraverso la volontà di fare del bene agli altri (visione in positivo). Infine l'ascesi consiste nella mortificazione degli istinti e dei bisogni. Si realizza attraverso la noluntas cioè la negazione radicale della volontà. L'uomo deve raggiungere pertanto una perfetta castità e rinunciare ai piaceri per valorizzare le virtù degli asceti (umiltà, digiuno, povertà sacrificio e rassegnazione).
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