sabato 15 febbraio 2020

Nietzsche



NIETZSCHE E LA CRISI DELLE CERTEZZE FILOSOFICHE



- L'ambiente famigliare e la formazione


Friedrich Nietzsche
Friedrich Nietzsche, figura singolare ed eccentrica, è nato a Roecken in Sassonia nel 1844. Il padre, un pastore protestante, gli insegna a recitare i versetti della Bibbia e gli inni sacri. Nel periodo liceale Nietzsche dimostra una grande passione per la musica e la letteratura. Inizia gli studi di teologia a Bonn. Ben presto si dedica allo studio della filologia classica a Lipsia. Qui stringe amicizia con il latinista e filologo Ritschl di cui Nietzsche apprezza particolarmente l'insegnamento in merito al metodo scientifico con cui leggere ed interpretare i testi. In questo periodo scopre anche Schopenhauer e la sua opera "Il mondo come volontà e rappresentazione". Egli ritiene che nel libro si trovi la più alta celebrazione dell'arte come via di salvezza dall'infelicità della vita. A 25 anni diventa docente di filologia classica a Basilea. A questo periodo risale anche la sua amicizia con Richard Wagner. Gli anni dell'insegnamento sono per Nietzsche anni abbastanza felici. In questo periodo analizza soprattutto il mondo classico e la filologia. Iniziano però i primi dubbi sulla carriera universitaria quindi, anche a causa di alcuni problemi di salute, si dimette e comincia a viaggiare tra Germania, Francia, Svizzera ed Italia. E' un periodo di solitudine. La sua opera "Così parlò Zarathustra" del 1883 non riscuote successo e il filosofo si sente "fuori da ogni legame con gli uomini del suo tempo" e sull'orlo dell'abisso. 

Risultato immagini per nietzsche immaginiA 45 anni ha un crollo psichico. In seguito ad un episodio in cui abbraccia un cavallo maltrattato, tra le lacrime viene riportato in albergo in balia di disperazione e vaneggiamenti. 
E' il primo episodio di follia, una malattia che caratterizzerà i suoi successivi 11 anni di vita.
Muore nell'agosto  del 1900.



- Il nuovo stile argomentativo

I testi di Nietzsche risultano spesso di difficile interpretazione. Innanzitutto perchè sono caratterizzati da aforismi, metafore, immagini e simboli. Nietzsche si contrappone in questo modo alla cultura tradizionale, utilizzando consapevolmente espressioni estreme e paradossali. Le opere di Nietzsche vengono suddivise in tre fasi:
- fase filologico-romantica con "La nascita della tragedia dallo spirito della musica" e "Considerazioni inattuali"
-   fase illuministico-critica con "Umano, troppo umano" e "La gaia scienza"
-   fase dell'eterno ritorno e della volontà di potenza con "Così parlò Zarathustra" 

- Le opere del primo periodo

In "La nascita della tragedia dallo spirito della musica", ritroviamo l'ammirazione di Nietzsche per Schopenhauer e per Wagner. Il rapporto con Wagner fu caratterizzato prima da grande stima poi da ostilità e contrapposizione. Tale cambiamento è dovuto alla conversione di Wagner al cristianesimo, cosa che Nietzsche considera come un "tradimento". Secondo Nietzsche, Wagner abbandona lo spirito vitalistico e naturalistico tipico dei greci per aderire al pensiero cristiano contraddistinto da rinunce e rassegnazione. In "Considerazioni inattuali" il contenuto si caratterizza per posizioni in contrasto con le idee dominanti del periodo, in particolare lo storicismo e il positivismo. Non esiste per Nietzsche una verità assoluta ma solo interpretazioni soggettive.

- Le opere del secondo periodo

Nelle opere di questo periodo si evidenzia la critica del filosofo nei confronti dei valori della sua epoca, con caratteristiche distruttive verso la morale occidentale. In questi scritti Nietzsche mostra di apprezzare la scienza come conoscenza libera e creatrice. "Umano e troppo umano" è dedicato a Voltaire ed in esso esprime la scomposizione dei valori spirituali nei loro elementi originali e fondamentali per comprendere che essi non sono altro che l'espressione degli istinti e dei bisogni materiali degli uomini che li hanno prodotti."La gaia scienza" rappresenta la fine del periodo distruttivo. La scienza diventa "gaia" perchè svincolata dalla tradizione, da una concezione quantitativa, rigida e riduttiva del sapere, dalla fiducia in una verità certa ed oggettiva. Con quest'opera si conclude la "filosofia del mattino" caratterizzata dal risveglio dal sonno della morale e dalla nascita di un nuovo giorno.

- Le opere del terzo periodo

Questo periodo è caratterizzato dai problemi di salute. Nell'opera "Così parlò Zarathustra" egli fa riferimento alla figura di Zarathustra (profeta persiano conosciuto come Zoroastro). Egli forse intende affidare ad uno dei fondatori della morale, il riconoscimento della necessità di un suo superamento e l'avvento di una nuova epoca. Il libro viene definito " per tutti e per nessuno", nel senso che é destinato a tutti coloro che saranno capaci di "andare oltre" l'uomo vecchio, reso schiavo da regole della morale e della fede. E' un racconto allegorico,  ricco di immagini e parabole scritto prendendo a modello il Vangelo. Altre opere del periodo sono "Aldilà del bene e del male", "Genealogia della morale". Nel 1888 vengono pubblicati "Il caso Wagner", "Crepuscolo degli idoli", "L'anticristo", "Ecce homo" e "Nietzsche contro Wagner". La malattia mentale che lo colpisce gli impedirà successivamente di scrivere.

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- L'ultimo progetto ed il suo fraintendimento

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Tra il 1888 ed il 1889 Nietzsche tenta di scrivere un opera che avrebbe dovuto intitolarsi "La volontà di potenza" di cui ci sono giunti solo frammenti. La sorella pubblica un opera con questo titolo, ma si tratta di una rielaborazione di materiale inedito. In tale opera viene rielaborato il materiale del filosofo dandogli un'impronta caratterizzata dall'idea dell'oltreuomo e dalla visione profetica di una nuova e pura razza umana. Anche questo ha contribuito a rendere i testi di Nietzsche interessanti per il pensiero nazista. Solo nel secondo dopoguerra Nietzsche è stato rivalutato da questo punto di vista.




PRIMA FASE DELLA FILOSOFIA NIETZSCHENIANA
LA FEDELTA' ALLA TRADIZIONE: IL CAMMELLO

Questa prima fase è simboleggiata dal cammello che indica colui che è fedele alla tradizione.

- Lo smascheramento dei miti e delle dottrine della civiltà occidentale

Nietzsche parte dall'insoddisfazione per il presente e le sue ideologie soffocanti. Seguendo le orme di Schopenhauer egli pensa che ciò che appare non coincida con l'essenza delle cose. La ragione é incapace di comprendere l'intimo senso della vita; gran parte dell'esperienza dell'uomo sfugge ai concetti della logica e della scienza, quindi alla filosofia e cultura razionalistica dominante. Egli ritiene pertanto di essere chiamato a realizzare la distruzione di tutte le certezze.

- Apollineo e dionisiaco

All'inizio Nietzsche è profondamente interessato alla tradizione greca e alle sue creazioni artistiche, grazie alla sua formazione filologica ed al grande amore per la musica e per la poesia. Come il cammello delle metamorfosi che porta pazientemente il suo carico attraverso i deserti, anche il filosofo porta su di sè il peso del passato ed inizia il suo percorso partendo dalle origini della cultura occidentale (il mondo greco), cercando in questo i motivi della desolazione del presente. Nell'analisi del mondo greco, Nietzsche si discosta dalle interpretazioni che lo consideravano come un periodo nobile, trionfo della armonia tra natura e ragione e ritiene che fin dall'inizio la cultura occidentale si sia formata su due principi contrapposti: l'apollineo e il dionisiaco.
L'apollineo rappresenta la misura e l'ordine. Apollo è il dio della luce, garante dell'equilibrio. A questo principio ci ispiriamo quando consideriamo la Grecia come patria dell'arte e della perfezione delle forme. Il dionisiaco rappresenta il caos e la distruzione ma anche la potenza creatrice, la gioia e la sensualità. Dionisio è il dio del vino e dell'ebbrezza e rappresenta la vitalità dell'uomo.
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- La nascita della tragedia

Secondo Nietzsche i due elementi si trovano fusi insieme nelle opere tragiche di Eschilo e Sofocle. Nelle loro opere il dionisiaco è rappresentato dalla forza primitiva della musica e del coro e l'apollineo nelle gesta dell'eroe e nel dialogo razionale tra i personaggi. 
La tragedia greca pertanto nasce dai canti corali in onore di Dionisio ed ha origine da un'esperienza caotica e irrazionale mediata dalla rappresentazione poetica.  Con Euripide, ultimo dei grandi tragici greci, si afferma però l'impulso apollineo su quello dionisiaco. Euripide infatti attribuisce prevalenza al dialogo tra i personaggi a discapito della musica, e trasforma i miti della tragedia in racconti di vicende razionali. Così porta in scena l'uomo nella sua quotidianità, nelle sue opere la razionalità prevale sulla naturalità quindi muore la tragedia e nasce la filosofia che da spiegazioni razionali del mondo.

- La critica a Socrate

Socrate segna il passaggio dallo spirito tragico al pensiero razionale. La tragedia viene sostituita dal dialogo filosofico. Con Socrate la passione e gli istinti sono stati schiacciati da ideali etici orientati alla ragione. Dopo Socrate si tende a confidare in un ordine razionale dato e rassicurante che la scienza deve rivelare. Da Socrate origina il processo di impoverimento del mondo umano e della sua progressiva decadenza. Per uscire da tale stato Nietzsche pensa che si debba far rinascere lo spirito dionisiaco, ciò è possibile attraverso l'arte e la musica (rappresentata da Wagner).


La nascita della tragedia - 1872
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L'AVVENTO DEL NICHILISMO: IL LEONE

La seconda fase del pensiero di Nietzsche viene definita illuministica in quanto dominata da un atteggiamento critico, con il fine di mettere in risalto l'illusorietà delle concezioni metafisiche e morali dell'umanità. Il periodo è simboleggiato dal leone che rappresenta lo spirito libero che rifiuta la tradizione. 

-  La fase critica ed illuministica della riflessione nitzscheana

In questo periodo Nietzsche si allontana da Wagner che, secondo lui, manifesta i sintomi della decadenza per il suo idealismo e per la ricerca esasperata di una redenzione dell'uomo (legata alla morale cristiana, rigida ed antivirale). Per Nietzsche la verità è insita nella musica che è la massima espressione dello spirito dionisiaco. Si convince che sia necessario procedere con la tendenza alla razionalizzazione  e alla demolizione dei vecchi valori metafisici della cultura europea. Quindi il leone che morde  e lacera incarna in questo contesto lo spirito critico e libero della scienza inteso come metodo in grado di liberare l'uomo dalle bugie e dalle false credenze. Questa seconda fase è quindi caratterizzata dalla critica della cultura, condotta con metodo rigoroso. La storia occidentale viene vista come processo di allontanamento dalla natura dell'uomo e dalla sua vitalità. Egli ritiene inoltre che non esiste un'unica interpretazione valida della realtà.

- La filosofia del mattino

La filosofia ha il compito di smascherare le credenze che dominano tutti i campi della cultura europea e di mostrarne l'infondatezza. E' definita "filosofia del mattino" perchè consente di liberare gli uomini dalle "tenebre del passato". Sarà così evidente che il mondo creato dai metafisici (definito mondo vero) è solo una illusione. Le costruzioni della morale, della filosofia e della scienza non sono altro che una invenzione a fini consolatori, per rassicurare l'uomo che non riesce a tollerare la sofferenza proveniente dal disordine e dall'irrazionalità dell'esistere.  Su queste basi Dio viene visto come prodotto della tradizione metafisica che ha negato la vita, la natura ed il corpo per porre il senso dell'esistenza in qualcosa  di trascendente. Nietzsche afferma che Dio è la nostra più lunga menzogna. E' una bugia con grande funzione storica, cioè rassicurare gli uomini ed aiutarli a sopportare la condizione umana. E' in sostanza una risposta alla richiesta di sicurezza ed ordine sociale, dando l'illusione della felicità.

- La "morte di Dio"

Secondo Nietzsche è ora di fare a meno di Dio e dell'illusione che ci sia un "altro mondo". Nell'affermazione "Dio è morto" vediamo condensato il nichilismo di Nietzsche (inteso come tendenza a negare in modo assoluto l'esistenza della realtà e dei valori). Gli uomini hanno ucciso Dio con la razionalità e con lui hanno ucciso le certezze ed il sistema di valori che li avevano sempre sostenuti nel passato. Nel mondo dominato dalla scienza e dalla tecnica, la religione non ha più senso. L'ateismo però non rappresenta una risposta perché al vecchio Dio sono stati sostituiti del nuovi idoli come il mito del progresso, della scienza, dello Stato o del socialismo.



- L'annuncio dell'uomo folle

Secondo Nietzsche Dio è morto, ma nessuno che l'uomo folle (cioè il filosofo profeta) può incontrare tra gli uomini del suo tempo (filosofi ed intellettuali) è stato in grado di capire ed accettare fino in fondo l'enormità di questo evento. Per descrivere l'uccisione di Dio l'uomo folle ricorre a metafore come "prosciugamento del mare", "dissoluzione" del sole per sottolinearne la gravità. Ciò che muore con Dio è la possibilità della verità assoluta. Questo genera una crisi psicologica. La consapevolezza della non esistenza di Dio è chiara se consideriamo il disordine e la crudeltà del mondo.  La resistenza dell'uomo ad accettare la morte di Dio viene dal bisogno degli uomini di non essere lasciati soli e di continuare ad avere un punto di riferimento saldo. Per questo Nietzsche vede nella evoluzione dell'uomo folle in "oltre-uomo" la possibilità di farsi esso stesso Dio inaugurando così una nuova epoca.

- La decostruzione della morale occidentale e l'analisi genealogica dei principi morali


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Nietzsche analizza la tradizione morale dell'occidente e tende a scomporla nei suo elementi costitutivi per riconoscerne le origini umane. Nella "Gaia scienza" paragona le norme della morale tradizionale a una maschera dietro cui l'uomo europeo ha sempre nascosto la sua autentica natura. In "Aldilà del bene e del male" e "Genealogia della morale" approfondisce la critica ai concetti e ai principi morali. Nessuno si è mai posto il problema di capire da dove derivino i nostri pregiudizi morali, quale origine abbiano i concetti di bene e male e che valore questi hanno. Per rispondere a questi interrogativi Nietzsche segue il metodo genealogico, cercando di risalire all'origine psicologica dei comportamenti etici e delle idee morali. Giunge alla conclusione che la morale è uno strumento di dominio di un gruppo di uomini sugli altri (forti sui deboli o deboli sui forti). L'ultimo caso sembra un paradosso. Nietzsche però sottolinea come la morale cristiana incentrata sulle virtù dell'obbedienza, dell'umiltà  e dedizione agli altri e prodotta dall'istinto di vendetta degli uomini inferiori che per invidia creano una tavola di valori in cui emergono passività e rassegnazione.


- La morale degli schiavi  e quella dei signori

La morale degli schiavi predica l'umiltà, la fratellanza, la democrazia e l'egualitarismo. E' la morale del risentimento che nasce da uomini mediocri, incapaci e repressi. Sono sopraffatti dall'invidia, dato che non possono essere eroici impongono agli altri i loro meschini principi quali la povertà, l'obbedienza, il sacrificio ecc. La società contemporanea è per Nietzsche dominata da questo genere di valori che sono antivitali e danno origine ad una società conformista ed omologata. La morale dei signori invece, fa riferimento al mondo classico ed esalta i valori della forza, della salute, della gioia e della fierezza. Questa morale è stata cancellata dall'avvento della religione ebraico-cristiana che sostituisce il guerriero con la figura del sacerdote, il buono=nobile e forte con quella buono=umile, povero ed infelice. Il cristianesimo è per Nietzsche la ragione dei deboli contro le forze della vita ed ha imposto il senso della colpa e del peccato. La contestazione di Nietzsche non è rivolta alla figura di Cristo definito "santo anarchico" ma alla Chiesa.

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L'UOMO NUOVO ED IL SUPERAMENTO DEL NICHILISMO: IL FANCIULLO



La terza ed ultima fase della filosofia di Nietzsche prospetta un'uscita dal nichilismo. Assistiamo all'avvento dell'oltreuomo. Il periodo è simboleggiato dal fanciullo che rappresenta appunto l'oltreuomo cioè colui che va oltre l'uomo, che è in grado di accettare le conseguenze della morte di Dio e che è destinato ad inaugurare un nuovo inizio.

- Il nichilismo come vuoto e possibilità, l'oltreuomo

Per Nietzsche soltanto colui che ha maturato il coraggio di andare incontro alla morte può onorare la vita. Bisogna pertanto avere il coraggio di affrontare il niente (cioè il nichilismo del mondo senza Dio e valori), così potremo riconquistare la libertà accettandone il rischio fino in fondo. La morte di Dio si presenta come una occasione di riscatto e di liberazione dalla metafisica e dalla morale, ma rappresentando la possibilità assoluta si prospetta anche inquietante.

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L'oltreuomo di Nietzsche non è un essere di razza superiore (come fu interpretato durante il periodo del nazismo) né un uomo appartenente alla elite. E' un uomo oltre l'uomo, una figura che si proietta nel futuro,  E' un uomo nuovo che sopporta le conseguenze della morte di Dio. E' un uomo libero, capace di sostenere la visione di un mondo dal quale tutti gli dei sono stati allontanati; si è liberato dai condizionamenti esterni e si proietta verso la vita. Il suo avvento viene annunciato dal profeta Zarathustra. L'ora della sua venuta è indicata come quella del "meriggio" (istante senza ombre) ed è raffigurato come un fanciullo ridente.


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- L'eterno ritorno

L'oltreuomo è soprattutto colui che riesce a sopportare il "peso più grande" rappresentato secondo Nietzsche dal'"eterno ritorno all'uguale". Questo è uno dei concetti fondamentali della teoria elaborata dal filosofo. Consiste nell'ipotesi che la storia sia un circolo in cui tutti i fatti e gli avvenimenti sono destinati a ripetersi ed a tornare eternamente. Con tale teoria Nietzsche si allontana dalla visione lineare del tempo iniziata con la tradizione ebraico-cristiana, per la quale la storia inizia con la creazione e finirà con la fine del mondo. Si rifà alla concezione ciclica dei Greci e dell'antica India per i quali non esiste il concetto di creazione ed il mondo esiste in eterno.

- Le implicazioni della dottrina dell'eterno ritorno
Risultato immagini per nietzsche eterno ritornoPer Nietzsche l'uomo può raggiungere la felicità se sa godere dell'esistenza nella sua totalità ed attualità, è l'attimo presente che è fondamentale. Quello che differenzia la concezione lineare del tempo e quella ciclica è proprio da diversa prospettiva della felicità. Nella concezione lineare del tempo il senso della vita è rimandato al futuro (all'aldilà ad esempio per i cristiani) ed il presente viene svuotato di significato. Nella concezione ciclica del tempo ogni istante ha in se il suo valore ed il suo fine e deve per questo essere vissuto al massimo perchè destinato a tornare in eterno. La concezione ciclica del tempo ha una valenza anticristiana, la storia non ha un fine assegnato dalla divina provvidenza, il senso della storia coincide con l'uomo. Una concezione di questo tipo può essere sopportata e voluta solo dall'oltreuomo che si è riconciliato con se stesso e si è liberato del condizionamento della cultura occidentale.

- La volontà di potenza

Questo concetto è al centro di alcuni appunti che Nietzsche aveva predisposto per procedere successivamente alla stesura di un'opera intitolata "La volontà di potenza" che rimase incompiuta. Con il concetto di volontà di potenza, Nietzsche vuole indicare il senso stesso della vita che non è autoconservazione, ma impulso a crescere e volere di più. Questa volontà si realizza secondo il filosofo con l' arte, forma suprema di vita. la volontà di potenza è azione creatrice del senso del mondo e del valore delle cose. L'oltreuomo è l'espressione della volontà di potenza perchè è un creatore. Nello spazio lasciato da Dio si pone come colui che è in grado di ridare un senso al mondo svuotato ed inaridito dal crollo della metafisica. E' colui che si assume la responsabilità di offrire nuovi significati e nuove prospettive, colui che è in grado di liberare l'uomo dal peso del passato.

- La trasvalutazione dei valori

La trasvalutazione dei valori indica la volontà di Nietzsche di andare oltre il nichilismo, il nulla ed il vuoto che si sono venuti a creare dopo la morte di Dio. Se con la morte di Dio non ci sono più verità, bene e male, l'oltreuomo si afferma come artista. La trasvalutazione dei valori non è creazione di valori simili al passato, ma un diverso modo di rapportarsi ai valori concepiti come manifestazioni dell'uomo e della sua creatività.


venerdì 27 dicembre 2019

Schopenauer


SCHOPENAUER: RAPPRESENTAZIONE E VOLONTA'

- Il contesto di vita ed i modelli culturali

Arthur Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788 da una famiglia borghese. Questo gli permette di viaggiare molto e conoscere ambienti diversi e stimolanti. Nonostante questo ha un carattere chiuso ed è severo nei confronti degli uomini e del mondo in generale. I temi predominanti nella sua gioventù sono la morte, il mistero dell'eternità e lo smarrimento di fronte alla grandiosità della natura. Si distacca dal mondo mercantile a cui appartiene la famiglia di origine e si dedica allo studio della filosofia e dell'arte greca. Ammira Platone e Kant di cui apprezza particolarmente la tesi secondo cui nell'uomo c'è una forte aspirazione alla metafisica, cioè all'andare oltre il mondo limitato e mutevole dei fenomeni per attingere la "cosa in sè" (la vera essenza della vita). Schopenhauer si dedica anche alla lettura dei testi buddisti, nei quali ritrova la consapevolezza del carattere effimero dell'esistenza e la via di liberazione che questa religione suggerisce agli uomini.


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- La duplice prospettiva sulla realtà

Nell'opera "Il mondo come volontà e rappresentazione" troviamo l'essenza del pensiero di Schopenhauer. Egli intende, con quest'opera, rispondere alla domanda "che cos'è il mondo?" analizzando la cosa da due prospettive:

- quella della scienza (o della rappresentazione intellettuale) secondo la quale il mondo è una mia rappresentazione
- quella della filosofia secondo la quale il mondo è volontà di vivere 

- Il mondo come rappresentazione

L' opera di Schopenhauer si apre con l'affermazione "il mondo è una mia rappresentazione". Dire questo implica aver la consapevolezza che non è possibile sapere come le cose siano in se stesse ma solo come queste si presentano nella propria esperienza (ad esempio non posso sapere cosa sia un albero, ma solo come questo si presenta ai miei occhi). Il mondo quindi non esiste se non nel rapporto tra soggetto ed oggetto che caratterizza la rappresentazione. Per Schopenhauer il soggetto non  può prevalere sull'oggetto e viceversa. Tutte le cose sono "fenomeni" che si identificano con la realtà che è elaborata nella relazione tra soggetto ed oggetto. Sulla base di questi elementi l'unica realtà accessibile all'uomo è quella fenomenica, organizzata attraverso le forme dello spazio e del tempo e le categorie dell'intelletto. Attraverso spazio e tempo organizziamo quello che percepiamo in precisi rapporti spaziali e in una successione temporale. Non posso percepire alcuna cosa senza collocarla in uno spazio e in un tempo determinati. In questo caso i parametri assolvono al ruolo di "principio di individuazione" delle cose.
Gli oggetti individuati nello spazio e nel tempo ricevono poi un ordine dall'intelletto umano attraverso la categoria di causa (a cui secondo Schopenhauer possono ricondursi le dodici categorie kantiane). Tutta la realtà si risolve in una rete di fenomeni connessi grazie al principio causale detto "principio di ragion sufficiente" che si presenta in quattro configurazioni:

- principio del divenire che spiega la relazione causa-effetto tra oggetti naturali
- principio del conoscere che regola il rapporto logico tra premesse e conseguenze
- principio dell'essere ordina le connessioni spazio-temporali ed i rapporti tra enti geometrici e matematici
- principio dell'agire che stabilisce una connessione causale tra le azioni che si compiono ed i motivi per cui sono compiute.
Quindi il mondo fenomenico (cioè il mondo che è la mia rappresentazione) che sembra dominato da un rigido determinismo non è altro che un reticolo di rapporti causali in relazione ad un soggetto. Schopenhauer lo giudica una dimensione illusoria ed ingannevole, le immagini che ne traiamo sono coerenti e rigorose nella loro connessione ma nella sostanza sono evanescenti come i sogni (velo di Maya).

- Il mondo come volontà

La domanda che si pone Schopenhauer è se esiste una via per accedere alla verità della vita e dell'esistenza. Egli afferma che è proprio nel corpo del soggetto la chiave per attingere all'essenza delle cose. Il corpo ha una duplice valenza, da una parte è un oggetto tra gli oggetti (che risponde alle leggi di rappresentazione del mondo fenomenico), dall'altra è la sede in cui si manifesta una forza che sfugge ad ogni determinazione causale, cioè la volontà di vivere (un impulso forte ed irresistibile che ci spinge ad esistere ed agire. Tutte le attività umane che portano all'affermazione della propria individualità sono manifestazioni della nostra voglia di vivere e che si manifesta con le pulsioni del corpo (ad esempio l'impulso che ci porta a mangiare e a provare piacere per il cibo è l'espressione del bisogno di mantenerci in vita). Tale volontà non è circoscritta alla natura umana, ma domina tutte le cose (ad esempio la volontà di vivere si manifesta nella forza che fa crescere la pianta...). La volontà è inconsapevole, è un impulso naturale antecedente la coscienza, è eterna ed unica, non ha nessuno scopo e fine, esiste e basta. 

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Se la volontà è l'essenza del mondo ciò significa che essa è anche necessariamente dolore. Gli esseri umani sono per natura carenti, per cui sono destinati ad una ricerca della felicità continua, fonte di perenne inquietudine e quindi di sofferenza. L'uomo può raggiungere una soddisfazione di breve durata, dalla quale nasce subito un nuovo desiderio. Il piacere è solo un intervallo tra un dolore e l'altro. Oltre che dal dolore, l'esistenza è caratterizzata dalla noia (una condizione di vuoto). Quindi la vita oscilla tra desiderio e noia. Schopenhauer giunge alla conclusione che nel mondo prevale il dolore, che è maggiore quanto maggiore è la consapevolezza della propria condizione (per questo gli uomini soffrono più delle altre creature).
L'unica possibilità che Schopenhauer intravede per uscire da questa triste condizione è l'arte, la morale e l'ascesi per arrivare al passo successivo cioè l'annullamento della volontà. Osservando un bel quadro o leggendo un bel libro ad esempio, l'uomo dimentica se stesso ed il proprio dolore perchè l'arte è contemplazione e mira alla conoscenza disinteressata, fuori dal tempo e dallo spazio. Spazio particolare trova nel pensiero di Schopenhauer la musica che egli ritiene del tutto indipendente dal mondo dei fenomeni. Anche la morale  consente di oltrepassare le manifestazioni fenomeniche della volontà ma implica, a differenza dell'arte, un impegno pratico a favore del prossimo. Non si devono compiere azioni che possano ledere la volontà degli altri (visione in negativo) oppure attraverso la volontà di fare del bene agli altri (visione in positivo). Infine l'ascesi consiste nella mortificazione degli istinti e dei bisogni. Si realizza attraverso la noluntas cioè la negazione radicale della volontà. L'uomo deve raggiungere pertanto una perfetta castità e rinunciare ai piaceri per valorizzare le virtù degli asceti (umiltà, digiuno, povertà sacrificio e rassegnazione).

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Marx


L'ORIGINE DELLA PROSPETTIVA RIVOLUZIONARIA DI MARX



- Gli studi giuridici e filosofici e gli anni di Parigi e Bruxelles

Karl Marx nasce nel 1818 a Treviri in Germania. Figlio di un avvocato di origine ebraica, si iscrive nel 1835 alla facoltà di giurisprudenza di Bonn. Qui conduce una vita molto disordinata. Il padre insiste pertanto affinché si trasferisca a Berlino dove l'ambiente è più severo e rigoroso. Due anni dopo comunica al padre la decisione di lasciare gli studi di legge per dedicarsi alla filosofia. Si laurea nel 1841 e l'anno successivo diventa redattore della "Gazzetta Renana". In quest'ambito approfondisce tematiche economiche e politiche. Il governo ordina però la chiusura della rivista e Marx decide di trasferirsi a Parigi.

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Questi anni sono caratterizzati da intenso impegno politico, nei quali scrive di economia e filosofia con la collaborazione di Engels al quale lo legherà un'amicizia destinata a durare tutta la vita. Dal 1841 al 1846 si distacca dal pensiero hegeliano inizialmente condiviso rifiutandone  la riduzione del reale all'ideale. Con la tesi su Feuerbach del 1845 prende le distanze anche da questo filosofo pur riconoscendogli di aver riportato la filosofia su un terreno concreto spostando l'attenzione sull'uomo e sugli aspetti naturali. Nel 1847 critica in modo netto l'opera "La miseria della filosofia" di Proudhon (moderato riformista sociale). Marx definisce borghese ed utopistica la sua posizione contrapponendola al socialismo scientifico che progetta una rivoluzione con l'obbiettivo di trasformare il sistema capitalistico. Nel 1847 si tiene a Londra il primo congresso della "Lega dei comunisti". Marx ed Engels vengono incaricati di redigere il programma della Lega. Nasce così il "Manifesto del partito comunista", una delle opere più importanti del marxismo. Con il motto: "Proletari di tutti i paesi unitevi!" l'obbiettivo comunista si concretizza nell'idea di abbattere il dominio della borghesia per fondare una società senza classi. Vive i suoi ultimi anni a Londra, in difficoltà economiche a seguito della espulsione dalla Germania al termine dei moti del 1848. In questi anni si dedica allo studio dell'economia politica e scrive la sua opera più importante " Il Capitale". Muore a Londra nel 1883.

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L'ALIENAZIONE E IL MATERIALISMO STORICO


- L'analisi della religione

Marx apprezza l'idea di Feuerbach sull'origine umana della religione e dell'idea di Dio, non riesce però a trovare l'origine dell'alienazione religiosa dell'uomo, cioè perchè l'uomo crea un Dio proiettando su di lui le qualità umane fondamentali. Marx giunge alla conclusione che il comportamento dell'uomo sia dovuto al fatto che vive male la realtà in cui è costretto a vivere. Pertanto crea una dimensione immaginaria in cui riversare le proprie speranze di felicità. Egli definisce la fede come "l'oppio per il popolo" e vi ricorre come ad una droga per meglio sopportare la propria situazione. E' quindi, secondo Marx, la condizione di sfruttamento che porta l'uomo a creare una dimensione alternativa per poter continuare a sperare. Feuerbach sosteneva che per abbattere l'oppressione materiale bisognava abolire la religione, Marx invece sostiene che per trasformare la realtà bisogna superare l'ingiustizia e la disuguaglianza in modo da non ricorrere alla religione per combattere l'insoddisfazione. 

- L'alienazione del lavoratore

Per Marx l'alienazione non è un fenomeno spirituale ma il risultato della disumanizzazione dei rapporti lavorativi nella società capitalistica. Secondo Marx l'alienazione dell'operaio è dovuta:

- dal prodotto della sua attività: l'operaio produce oggetti che non gli appartengono (appartengono al capitalista) e di cui non può godere. Questo non rappresenta appagamento, anzi un elemento che aumenta la sua dipendenza

- dalla sua attività: questo perchè la sua stessa capacità produttiva è proprietà del capitalista, quindi l'operaio è ridotto a schiavo di un altro uomo

- dall'esproprio della sua essenza: l'uomo si realizza compiutamente, secondo Marx, soltanto nel lavoro. Nel sistema capitalistico, il lavoro perde questa caratteristica di realizzazione della libertà e della creatività e diventa una modalità di sfruttamento per cui l'uomo viene ridotto a cosa.

- dall'esclusione dalla vita sociale: il lavoratore viene escluso dalla vita sociale, in quanto non potendo disporre del frutto del suo lavoro, non può condividerlo con gli altri liberamente. Egli si relaziona solo con il capitalista.

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- Il superamento dell'alienazione

Per poter uscire da questa situazione Marx vede un'unica soluzione: modificare la base materiale della società. E' necessario pertanto sradicare alla base la causa che ha portato alla condizione di alienazione cioè la proprietà privata. Secondo Marx nell'età primitiva l'uomo viveva a contatto con la natura. Con l'avvento dell'attività lavorativa i bisogni sono diventati più complessi e per poterli soddisfare si rese necessaria un' organizzazione della produzione diversificata. Qui nasce la divisione tra lavoro manuale ed intellettuale che porterà alla contrapposizione delle classi sociali. Questa divisione ha portato ricchezza e progresso ma ha generato contemporaneamente scissioni e disuguaglianze che hanno dato origine al sistema della proprietà alla base dello sfruttamento. In questo sistema una minoranza (i capitalisti) sono proprietari dei mezzi di produzione (macchine terre ecc..) e possiedono l'operaio, ridotto ad oggetto. Se l'alienazione nasce da questi presupposti, secondo Marx si rende necessario eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione. Questo porta alla negazione totale della società ed alla necessità di promuovere una rivoluzione sociale che abbia come protagonisti i lavoratori, in cui venga abolita la proprietà privata dei mezzi di produzione e l'abolizione della divisione in classi. 

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- La concezione materialistica della storia

Per Marx l'uomo diventa ciò che è in base alle condizioni materiali in cui si trova a vivere. Secondo la formulazione del materialismo storico di Marx, le forze motrici della storia non sono di tipo spirituale ma di tipo materiale. Egli vuole comprendere la storia ed analizzarla in modo scientifico e oggettivo, rimuovendo le ideologie che nascondono la verità. La cultura viene vista come strumento ideologico di potere perchè espressione della classe dominante. Il motore della storia é costituito secondo Marx dai modi di produzione che caratterizzano le diverse epoche storiche ed a loro volta si compongono di due elementi fondamentali: 
- le forze produttive: cioè le componenti che consentono la produzione (forza lavoro, mezzi di produzione, conoscenze tecniche e scientifiche
- i rapporti di produzione: cioè l'organizzazione del lavoro e le relazioni tra soggetti coinvolti nel processo produttivo. 
Tutti questi elementi costituiscono la globalità del modo di produzione che Marx definisce "struttura della società" (la sua ossatura economica). Questa, nella sua struttura interna, da origine alla "sovrastruttura" (l'insieme delle varie produzioni culturali: dottrine etiche, scientifiche, artistiche ecc...). Il rapporto tra questi due piani non deve essere meccanico ma le due entità interagiscono e servono ad orientare l'analisi storica e a formulare programmi politici.


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IL SISTEMA CAPITALISTICO E IL SUO SUPERAMENTO

- La critica all'economia politica classica

Marx ritiene che la comprensione della società moderna si ottiene solo spiegando i meccanismi economici che la determinano. Egli si pone in una posizione di rottura rispetto agli economisti classici come Smith e Ricardo e considera le loro posizioni ideologiche e borghesi. Marx riconosce loro il merito di aver elaborato alcuni concetti base quali il valore, il profitto ecc.. ma hanno considerato il capitalismo come unico sistema di produzione possibile e non hanno compreso le contraddizioni che minano dall'interno il capitalismo e che porteranno, secondo Marx, alla sua distruzione.

- L'analisi della merce

Secondo Marx la merce ha due valori:

- valore d'uso: consiste nel fatto che un bene ha una qualità specifica, con la quale appaga un bisogno umano (ad esempio la bicicletta serve a spostarsi)

- valore di scambio: i beni possono essere scambiati (ad esempio una bicicletta per un cappotto). Questo avviene perchè, pur essendo le merci differenti tra di loro, possiedono un valore di scambio  ( cioè un valore comune dato dalla quantità di lavoro socialmente necessaria per produrle) che le rende confrontabili ed equiparabili anche se in diverse proporzioni. 

Nello scambio non si tiene pertanto conto del valore d'uso della merce (utilità) ma del valore di scambio (tempi di produzione). Per attribuire un valore più possibile stabile, Marx fa riferimento non ai singoli tempi di produzione di una merce (lo stesso bene può essere prodotto da un operaio in un'ora e da un altro in due) ma al tempo socialmente necessario (cioè il tempo medio di produzione in un determinato periodo). Il valore non coincide necessariamente con il prezzo del bene perchè sul prezzo possono intervenire altri fattori.

- Il concetto di plusvalore

Secondo Marx esiste un particolare tipo di merce: la merce-uomo, cioè l'operaio che viene "acquistato" dal capitalista per produrre altre merci. In cambio riceve un salario. Quest'ultimo viene stabilito in base a quanto necessita l'operaio per garantire alla sua famiglia i beni necessari alla loro sopravvivenza.  Nel momento in cui l'operaio vende la sua forza lavoro al capitalista, tutto quello che produce non gli appartiene più. Se però l'operaio lavora 12 ore al giorno, ma riesce a produrre in otto ore una quantità di merce necessaria per coprire le spese di mantenimento per se e la sua famiglia (tempo di lavoro necessario), il salario che gli verrà riconosciuto sarà pari alle otto ore. Le altre quattro ore di lavoro rappresentano un tempo di lavoro supplementare in cui l'operaio produce merce non pagata dal capitalista. Questo lavoro non pagato viene definito da Marx plusvalore. Da questo lavorano non pagato nasce il profitto del capitalista che sfrutta il lavoro dell'operaio a proprio vantaggio. Questo profitto è elemento essenziale del modo di produzione capitalista.

- I punti deboli del sistema capitalistico di produzione

Lo scopo primario dei sistema capitalistico sembra pertanto quello di aumentare il più possibile il profitto. Allo scopo si cerca di incrementare al massimo la produttività introducendo macchine e strumenti che consentano, con la medesima forza lavoro, di realizzare una quantità di merce superiore. Questo si traduce in un passaggio dalla società manifatturiera alla grande industria meccanizzata. La meccanizzazione porta all'aumento del problema dell'alienazione del lavoratore. Le macchine rendono il lavoro ripetitivo specializzando all'estremo le funzioni dell'operaio che non svolge più un mestiere compiuto. Secondo Marx però questo sistema è destinato a generare forze autodistruttive. Innanzitutto si verificherà la caduta tendenziale del saggio di profitto. Questa è una legge per cui da un certo punto dello sviluppo produttivo, il profitto invece che aumentare tende a ridursi. Questo si verifica perchè aumentando l'uso delle macchine (capitale costante) si richiedono meno operai (capitale variabile). Dato che il plusvalore dipende dal pluslavoro dell'operaio, questo inevitabilmente si ridurrà. Secondo Marx questo rappresenta il punto debole dell'economia capitalistica. Tutto questo porterà anche a maggiore disoccupazione quindi a maggiore povertà tra gli operai che vedranno ridursi il loro potere di acquisto delle merci. Questa è una contraddizione fatale del sistema: le macchine consentono di produrre più merci ma queste rischiano di rimanere invendute. Tutto questo porterà ad un divario sempre più ampio tra la classe dei capitalisti (sempre più ricchi) e quella dei proletari (sempre più poveri e sfruttati).

- La rivoluzione e l'instaurazione della società comunista 

Secondo Marx, per porre rimedio a tutto questo occorreva promuovere una rivoluzione sociale per procedere all'abbattimento della civiltà egoistica della borghesia e giungere ad una società comunista. La realizzazione di una società comunista prevede una società senza classi, in cui sia abolita la proprietà privata attraverso la collettivizzazione dei mezzi di produzione in cui vengono meno le disuguaglianze reali tra gli uomini.



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giovedì 14 novembre 2019

Django Unchained


Django Unchained (2012) è il titolo di un film diretto da Quentin Tarantino. Il film è ambientato nel 1858 in Texas, in una località non ben definita. Il protagonista della pellicola è  lo schiavo Django, la cui vita cambia improvvisamente grazie all'incontro con il dottor King Schultz, ex dentista e cacciatore di taglie originario della Germania. Schulz cerca di acquistare lo schiavo Django. I mercanti peró non acconsentono alla cessione e nello corso dello scontro a fuoco che ne scaturisce, Django dimostra una grande abilità con le armi. Schultz gli propone quindi  di collaborare e di aiutarlo nella ricerca dei fuorilegge fratelli Brittle. Per convincere Django, King si offre di aiutarlo a ritrovare sua moglie Broomhilda.  Il dottore riesce a  scoprire  che la donna è schiava dello spregevole Calvin J. Candie. Per poter salvare Broomhilda, Django e Schultz si fingono interessati ad acquistare da Candie, che è uno schiavista, un lottatore mandingo. Dopo aver assistito ad uno scontro sanguinoso, dichiarano la loro intenzione di acquistare uno dei due lottatori. Cercano inoltre di includere nell'"affare" anche  la cessione della moglie di Django. Ma il fedele capo della servitù di Candie, Stephen, comprende che Django e Broomhilda si conoscono e informa il suo padrone dell' inganno dei due forestieri. Accecato dall'ira, Candie spinge il dottor Schultz al limite, mentre si scatena un brutale scontro a fuoco tra le due parti. Nello scontro Candie muore come anche Schulz, mentre Django è costretto ad arrendersi perchè Broomhilda cade nuovamente nelle mani degli aguzzini. La sorella di Candie, su suggerimento di  Stephen, decide di inviare Django ai lavori forzati. Così Django, ad un passo dal liberare sua moglie, si troverà a dover lottare nuovamente contro gli schiavisti. Django riesce a fuggire, libera la moglie e conclude la sua vendetta facendo esplodere la villa con all'interno Candie e Stephen. Il tempo trascorso con il dottor Schultz ha lasciato un prezioso insegnamento all'uomo: Django non è più uno schiavo e la sua libertà merita di essere difesa fino alla fine.



I film di Tarantino sono caratterizzati dallo "scorrere del sangue", ma una delle caratteristiche più apprezzate dal pubblico è il pensiero che spesso è nascosto dietro ogni scena. Il regista non lascia nulla al caso e nei suoi film inserisce spesso riflessioni che attingono al pensiero filosofico. Nel film Django Unchained possiamo sicuramente riscontrare una riflessione legata al rapporto servo-padrone espresso da Hegel. Nelle fasi iniziali della pellicola Django è uno schiavo quasi nudo, sporco e in manette, trascinato da due mercanti di schiavi in fila insieme ad altri prigionieri neri, Django cammina con le caviglie bloccate da due grossi anelli di ferro. La rimozione delle catene da parte del dottor Schultz rappresenta l' emancipazione, come essere umano, dello schiavo Django, che si libera dal pregiudizio  di essere  inevitabilmente destinato alla schiavitù. Grazie agli insegnamenti di Schulz, Django impara a leggere e cavalcare, insomma a diventare un essere umano consapevole. Grazie alla sua abilità con le armi, combatterà al fianco di Schulz (diventando un suo pari) fino ad ottenere la sua libertà. Ecco che al termine del film lo schiavo matura una coscienza di sé, delle sue potenzialità fino a conquistare la libertá.

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Feuerbach

IL MATERIALISMO NATURALISTICO DI FEUERBACH

- Una personalità anticonformista


Ludwig Feuerbach nasce nel 1804 da una agiata famiglia bavarese. Studia teologia a Heidelberg e filosofia a Berlino, dove ha come insegnante Hegel. Finiti gli studi si dedica all'insegnamento. Conduce una vita tranquilla che viene interrotta dalla pubblicazione del libro "Pensieri sulla morte e l'immortalità. Per quanto pubblicato viene accusato di essere uno "spirito libero", di essere ateo e di essere addirittura l'anticristo. Abbandona pertanto l'insegnamento continuando a studiare. Nel 1841 pubblica "L'essenza del cristianesimo" che lo rende famoso. Sono soprattutto i giovani ad essere entusiasti delle sue coraggiose tesi in materia religiosa. Egli non abbandonerà mai la sua vita ritirata. Muore nel 1872 a Norimberga dopo aver trascorso gli ultimi anni paralizzato da un ictus.




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- L'attenzione per l'uomo come essere sensibile e naturale

Feuerbach segue le lezioni di Hegel, ma si rende conto che il pensiero hegeliano trascura un aspetto che lui ritiene fondamentale cioé l'uomo concreto. L'uomo non viene pertanto visto dal punto di vista spirituale (Romanticismo) o razionale (Illuminismo) ma come figura "naturale" che ha la sua essenza nella corporeità e nella materia. Egli evidenzia la necessità di considerale l'uomo nella sua dimensione sensibile (la sua essenza). Feuerbach si concentra sull'umanità, vista come insieme di esseri naturali e concreti, con specifici bisogni materiali. Necessariamente bisogna analizzare meglio le condizioni di vita delle persone. Egli era convinto che per innalzare il livello spirituale del popolo è necessario migliorare la sua situazione materiale (ad esempio gli aspetti legati alla sanità, alla alimentazione ecc...). Bisogna rivalutare gli aspetti concreti dell'esistenza umana. In questo consiste il "materialismo naturalistico". Questo rivela anche una natura "filantropica" di Feuerbach rispetto all'impoverimento e miseria che caratterizzavano l'Ottocento.

- L'essenza della religione

Il problema principale del pensiero di Feuerbach è la liberazione dell'uomo dai vincoli che lo incatenano, a partire da quello religioso che lo rende dipendente da una forza superiore ritenuta divina. Ne "L'essenza del cristianesimo", Feuerbach sostiene che non esiste un essere divino. L'idea di Dio deriva dal fatto che l'uomo proietta fuori di sè le sue migliori qualità e le oggettiva in un essere perfetto. Quindi non é più Dio a creare l'uomo, ma è l'uomo che genera l'idea della divinità. Infatti le caratteristiche attribuite a Dio (ragione, volontà e amore) sono caratteristiche umane esternate in un oggetto della fantasia. Dio è quindi la realizzazione ideale dei bisogni dell'umanità e al contempo, la personificazione delle doti umane. Per Feuerbach l'uomo "dipende" dalla natura, sia quella esterna (agenti atmosferici, animali, vegetali ecc...) sia quella interna (desideri, impulsi, istinti...).

- L'alienazione religiosa 

La religione porta ad un impoverimento che Feuerbach definisce "alienazione". L'uomo aliena la propria essenza, cioè la pone fuori di se (in un essere trascendente) proiettando nella entità superiore i suoi caratteri positivi, i suoi desideri ed aspirazioni, dimenticando che quanto attribuisce a Dio, in realtá appartiene a lui. Si ritrova pertanto impotente e sottomesso. Questa è chiaramente una situazione infelice. Feuerbach sollecita quindi un recupero, da parte degli uomini della dignitá e del valore. Per Feuerbach diventa un obbligo morale l'abbattimento della religione. Nella sua opera il discorso religioso diventa politico . L'ateismo diventa pertanto il presupposto per l'emancipazione dell'umanità.


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