giovedì 17 ottobre 2019

Hegel

HEGEL E LA RAZIONALITÀ DEL REALE

La formazione
Hegel è uno dei più grandi filosofi europei. Alla base del suo progetto c’è una nuova idea di ragione. Per comprendere a fondo il pensiero hegeliano fondamentali sono gli studi universitari presso il seminario protestante di Tubinga presso il quale divide la stanza con Schelling. Qui si entusiasmano per Kant e per la Rivoluzione francese che viene vista come modello di libertà e di unità nazionale. L’educazione teologica di Hegel si ritrova in molti aspetti del suo pensiero filosofico. 

Gli scritti giovanili
I suoi scritti dell’epoca giovanile vengono riuniti sotto il titolo di Scritti teologici giovanili dedicati alla religione ed al cristianesimo e mostrano la matrice religiosa di molte categorie della filosofia di Hegel.

Il periodo di Jena
Nel 1800 Hegel si trasferisce a Jena, uno dei centri del Romanticismo. Qui pubblica lo scritto Differenza tra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling nel quale si schiera con quest’ultimo ed attacca Fichte perché privilegia l’Io a scapito dell’oggetto. Qualche tempo dopo però si consuma la rottura fra Hegel e Schelling. Nella prefazione alla Fenomenologia dello spirito, Hegel si distacca definitivamente dal pensiero di Schelling.

La ricerca di un metodo scientifico per la filosofia
Nel 1807, con l’arrivo delle truppe napoleoniche, Hegel si trasferisce a Bamberga dove dirige un giornale e si occupa di progetti di riforma del sistema scolastico. In questo periodo compone la sua opera più impegnativa “Scienza della Logica”.  La sua preoccupazione è quella di assicurare un metodo scientifico alla filosofia e darle una forma rigorosa. Egli sostiene che la filosofia deve essere concreta in grado di diventare un bene comune. Non vuole applicare un metodo matematico ma vuole darle un ordine razionale.

Gli anni della maturità
Hegel diventa professore all’università di Heidelberg e nel 1818 a Berlino. Nel 1817 pubblica l’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, una sintesi del suo sistema. Altro scritto del periodo è Lineamenti di filosofia del diritto.  Nel 1829 diventa rettore dell’universitá di Berlino. Nel 1831 muore all’improvviso forse di colera o di una malattia allo stomaco di cui soffriva da tempo.

I CAPISALDI DEL SISTEMA HEGELIANO

La razionalità del reale – la coincidenza della verità con il tutto – la dialettica
Tre sono gli elementi su cui si basa il pensiero hegeliano:
1) La convinzione della razionalità del reale
2) L’idea che la verità coincide con l’intero (il tutto)
3) La concezione dialettica della realtà e del pensiero
Nel primo caso il concetto hegeliano è quello secondo cui ciò che è razionale è reale e viceversa. Ciò significa che la realtà per il filosofo, coincide con un principio razionale: lo spirito inteso come idea o Assoluto. Questo principio comprende qualunque cosa. Essendo espressione dello spirito la realtà coincide con la ragione (concetto che segna la distanza tra Hegel e gli Illuministi). Afferma inoltre che la filosofia è relativa al proprio tempo, al presente storico. Il filosofo non può spingersi oltre la propria epoca.
Nel secondo concetto si chiarisce che la verità non consiste in una visione parziale delle cose, ma completa e globale. Hegel definisce astrazione il pensiero che non consente di cogliere tutti gli elementi e sfumature di un avvenimento perché lo isola dal tutto. L’astrazione è tipica dell’intelletto separa e divide, è utile al fine di distinguere i molteplici aspetti della realtà ma non corrisponde al reale movimento del pensiero. Bisogna unificare poi le parti in una sintesi.
Nel terzo concetto Hegel chiarisce che la verità è l’Assoluto, è un soggetto che compie un percorso giungendo alla consapevolezza di sé. Lo sviluppo dell’idea segue una legge che definisce dialettica cioè una regola interna della realtá e legge del pensiero in quanto la realtà coincide con la ragione.
La dialettica si compone in tre fasi:
Intellettuale o astratto (tesi) cioè la determinazione delle cose. La realtà risulta costituita da oggetti separati e spesso contrapposti.
momento dialettico o della negazione (antitesi) cioè ogni cosa si definisce anche per quello che non è. Organo di tale fase è il pensiero razionale
momento speculativo (sintesi) che rappresenta la negazione della negazione 

LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

Il significato dell’opera
Hegel condivideva l’idea già espressa da Schelling che gli antichi godevano di una condizione di armonia tra l’umano ed il divino, cosa che si è persa nella modernitá. Successivamente considerò positivo lo sviluppo dell’umanità e pensa che il suo tempo determini l’avvento di una nuova epoca che potra dare un contributo determinante. Solo la filosofia può comprendere il divenire della storia in tutti i suoi momenti. La Fenomenologia racconta il processo faticoso dell’acquisizione del sapere e della verità da parte della coscienza dal livello più basso (che sembra privo di spiritualità – coscienza sensibile) a quello piú alto della ragione. Descrive in sostanza l’emergere dell’idea e della ragione nella storia.
Si articola come un “romanzo” della coscienza cioè il manifestarsi della coscienza umana nella storia e segna il percorso della vita spirituale. Hegel definisce “figure” le forme del sapere in cui si realizza tale sviluppo. Le principali sono le seguenti:
Coscienza (certezza sensibile, percezione, intelletto)
Autocoscienza (rapporto servo-padrone, stoicismo e scetticismo, coscienza infelice
Ragione (ragione osservativa (scienza), ragione attiva (azione individuale), ragione legislatrice e esaminatrice delle leggi
Le tre figure portano in successione all’attenzione per l’oggetto – per il soggetto e al riconoscimento dell’unità soggetto-oggetto.

La prima tappa della fenomenologia: la coscienza
E’ la consapevolezza di percepire un oggetto come altro rispetto a sé.
Certezza sensibile – è il sapere immediato cioè ciò che ci suggeriscono i sensi e l’esperienza diretta delle cose
La percezione e l’intelletto – la certezza sensibile non si accontenta del qui ed ora ma cerca qualcosa di più ampio quando non riesce a capire il contrasto tra l’aspetto unitario e le molte caratteristiche (esempio la mela ed il suo colore, peso, forma ecc.). Secondo Hegel la soluzione si trova passando a gradi superiori della conoscenza cioè percezione ed intelletto. Nella percezione le varie cose (forma, colore ecc) possono essere considerate come facenti parte di una unità (cioè un frutto) solo se c’è un io o soggetto che le comprende come tali. Considerando l’intelletto le cose vengono inserite all’interno di rapporti regolati da leggi e tale è il regno della scienza moderna. Ma l’intelletto resta limitato alle determinazioni finite (conosce porzioni di verità) e va superato con l’autocoscienza.

La seconda tappa della fenomenologia: l’autocoscienza
La coscienza orienta successivamente l’indagine sul soggetto perché vede l’esigenza del riconoscimento di  attraverso l’altro. E’ nel rapporto con l’altro che la coscienza di sé (autocoscienza) può ricevere conferma della sua identità. Importante è la figura del servo-padrone. In Hegel identifica il difficile percorso che l’idea di libertà deve compiere per affermarsi nel mondo. Il padrone è colui che, per ottenere l’indipendenza mette a repentaglio la sua vita nella lotta tra autocoscienze vincendo il conflitto; il servo è colui che, per paura della morte, ha deciso di perdere l’indipendenza e la libertà sottomettendosi all’altro. Questo è il momento della tesi: la coscienza del padrone si determina come soggetto libero e afferma la sua superiorità sul servo ridotto a cosa. Segue però il momento dell’antitesi dove il servo grazie alla vita dura forma se stesso per rovesciare la situazione ed il padrone diventa servo del servo. Al concetto di servo-padrone tipico del mondo greco-romano segue lo stoicismo che manifesta l’affermazione della libertà del soggetto rispetto alle cose esterne (infatti lo stoicismo disprezza le passioni, affetti e ricchezze…). Lo scetticismo arriva addirittura a negare il mondo esterno ed alla distruzione di ogni oggettività. Infattiper gli scettici si deve dubitare di tutto. Infine il concetto di coscienza infelice fa riferimento al fatto che la coscienza avverte se stessa come qualcosa di limitato ed inadeguato rispetto all’infinità divina. 

La terza tappa della fenomenologia: la ragione
Secondo Hegel l’autocoscienza si eleva a ragione ed assume in sé ogni realtà e questo accade a partire dal Rinascimento quando l’uomo smette di annullarsi sperando nell’aldilà e cerca il divino nel mondo e in sé stesso. All’inizio la ragione si rivolge alla natura con l’osservazione diretta dei fenomeni (approccio scientifico), ma in questo cercare la ragione registra una crisi perché cercando solo qualcosa di esterno a sé non è mai appagata. Nel concetto di ragione attiva, la ragione delusa dalla scienza, si volge verso se stessa. Si rivolge verso la legge del cuore e afferma la propria individualità come principio rivoluzionario e criterio universale. La coscienza comprende che deve andare oltre il sentimento individuale e conquistare la virtù, un agire che possa essere valido per tutti ma che Hegel considera ancora insufficiente. Il passaggio allo spirito e all’universale è il passaggio successivo in cui il punto di vista universale si raggiungerà passando all’eticità (quando si assume la prospettiva dello spirito che si incarna nello Stato). Le massime della morale (es non uccidere..) vengono calate nella vita di un popolo con un ordinamento statale. L’avventura dello spirito nel mondo si conclude quindi con la realizzazione nella storia, nei costumi e leggi.
La fenomenologia porta ad un risultato definitivo: la piena consapevolezza di sé da parte dello spirito che si scopre alla fine fondamento ed origine di tutta la realtà. Questo si raggiunge grazie alla ragione filosofica. Ha un ritmo dialettico che rivela una prospettiva ottimistica (supera ogni negatività in una visione positiva).


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LA LOGICA E LA FILOSOFIA DELLA NATURA
Nell’ Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio Hegel attua un percorso diverso rispetto alla Fenomenologia e il suo sguardo diventa sistematico e si sviluppa attraverso tre momenti:
Tesi: l’idea in sé e per sé indipendente dalla concretizzazione della realtà
Antitesi: l’idea esce “fuori di sé” nel mondo concreto
Sintesi: l’idea che “ritorna in sé” lo spirito, dopo essersi alienato nella natura, ritorna presso l’uomo.
A questi momenti corrispondono altrettanti livelli del sapere filosofico:
Logica: la scienza dell’idea in sé e per sé
Filosofia della natura: la scienza dell’idea nel suo estraniarsi da sé
Filosofia dello spirito: la scienza dell’idea che torna in sé dal suo alienamento.
La logica è la scienza dell’idea pura cioè prima della sua realizzazione nella realtà. La logica è a sua volta suddivisa in:
Logica dell’essere: si può dire solo che un’idea è, è una categoria priva di contenuti e determinazioni 
Logica dell’essenza: si considera l’essere non nella sua immediatezza ma come oggetto di riflessione
Logica del concetto:  l’essere ritorna in sé come totalità che comprende l’oggettivo ed il soggettivo. Questo si ottiene con la conoscenza razionale. Nel concetto si concentra l’intero movimento logico.
La filosofia della natura è l’antitesi della logica. L’idea si estrania da sé dando origine alla natura considerata nei suoi tre aspetti:
Meccanica: corporeità e l’esteriorità spaziale
Fisica: processi magnetici, elettrici e fisici
Mondo organico: esseri viventi.
La natura è manifestazione dell’idea ma nella forma più incompleta. Hegel svaluta la natura perché l’idea fuori di sé è inferiore a quella che ritorna in sé.

LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO
Alla filosofia della natura segue la filosofia dello spirito. Si distingue in:
Filosofia dello spirito soggettivo
Filosofia dello spirito oggettivo
Filosofia dello spirito assoluto
La filosofia dello spirito soggettivo comprende:
Antropologia (studia l’anima nel senso del carattere, del temperamento ecc.)
Fenomenologia (studio lo spirito in quanto coscienza, autocoscienza e ragione)
Psicologia (studia le facoltà dell' intuizione, della rappresentazione e del pensiero)
La filosofia dello spirito oggettivo comprende:
Diritto: nasce dalla volontà libera degli individui ed è costituito dalle norme che regolano i rapporti tra le persone. Il diritto di cui Hegel parla può essere comparato all’odierno diritto privato dove il contratto tra soggetti rappresenta la forma basilare di relazione giuridica.
Moralità: è l’ambito delle intenzioni e dei proponimenti con cui l’uomo si definisce come soggetto libero e responsabile delle proprie azioni. 
Eticità: dato che i primi due elementi sono insufficienti Hegel ricerca un elemento ulteriore che risolva la spaccatura tra interiorità ed esteriorità. Questa dimensione è l’eticità che corrisponde all’unificazione delle leggi scritte e della moralità soggettiva. Sono espressione della cultura di un popolo. L’eticità passa per la famiglia, la società civile (spazio intermedio tra la famiglia e lo Stato ed ha il compito di garantire  il benessere dei cittadini e concorrere all’armonia sociale) e lo Stato (supremo moderatore del conflitto sociale e garante dei diritti della persona).
La filosofia dello spirito assoluto comprende:
L’arte: primo momento della vita dello spirito assoluto. In un quadro o una statua ecc. l’uomo percepisce l’unità tra il soggetto e l’oggetto, lo spirito si naturalizza e la natura si spiritualizza rendendo visibile un prodotto ideale
La religione: secondo momento della vita dello spirito assoluto intermedio tra l’arte e la filosofia. La religione però si serve di immagini fantastiche dei miti e dei riti senza cogliere l’essenza della verità.
La filosofia: terzo ed ultimo momento della vita dello spirito, il più alto. La filosofia ha lo stesso oggetto dell’arte e della religione (l’Assoluto)  e lo percepisce in forma concettuale ossia totalmente spirituale, o come dice Hegel scientifica.

 
 



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                                 Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770 – 1831)






Fichte e Schelling

CONFRONTO TRA FICHTE E SCHELLING



Schelling


L’IDEALISMO ESTETICO DI SCHELLING

L’unità indifferenziata di spirito e natura
A Fichte si collega la riflessione di Friedrich Willhelm Joseph Schelling. Erede della cultura romantica, Schelling fa riferimento alla natura, affermando la sua piena dignità offuscata dal Grande Io di Fichte. Egli assegna alla natura una esistenza autonoma ed indipendente dalla rappresentazione dell’uomo. Non è considerata in funzione dell’Io (cioè come non-Io) né come ostacolo, ma acquista un ruolo centrale. Il principio assoluto è costituito per Schelling dall’unità di spirito e natura. 

Le due direzioni della filosofia
Schelling pone l’accento sull’identità fra natura e spirito. La natura ha in se la tensione tra soggetto ed oggetto, conscio ed inconscio che in Fichte si concretizzava nel conflitto tra l’Io e il non-Io. L’assoluto, cioè Dio (creatore della realtá) non si identifica né con il soggetto né con l’oggetto ma si pone al di là divenendone la comune radice. La filosofia partendo dalla natura giunge allo spirito; e la filosofia dello spirito che, partendo dallo spirito, giunge alla natura.

Natura e spirito come modalità di espressione dell’assoluto





Il fatto che la natura sia un modo di esprimersi dell’assoluto fa si che possa esprimere a tutti i livelli la spiritualità anche se in gradi differenti. La natura è un graduale processo attraverso il quale lo spirito si sviluppa e si rivela. Per giungere alla coscienza di sé l’individuo procede attraverso tre fasi:
1) Procede dalla sensazione che implica la passività del soggetto di fronte ai dati e all’intuizione produttiva in cui il soggetto (attivo e passivo) è capace di superare il limite imposto dai dati oggettivi
2) E’ la fase della riflessione. L’Io si ripiega in se e diventa oggetto di se stesso
3) Fase della volontà in cui il soggetto, distaccandosi dagli oggetti ed agendo indipendentemente da essi, si coglie come volontà e spontaneità. 
E’ come un cerchio, la natura fa emergere la sua spiritualità e lo spirito si riconosce come natura. Questa concezione ha una forte valenza religiosa anche se non si identifica con la concezione cristiana di Dio ma come un principio divino che si auto realizza e si manifesta in tutti i livelli della realtà (naturale e spirituale).

L’arte come supremo organo conoscitivo
Per Schelling lo strumento che può attingere alle profondità originarie della vita e della natura è l’arte.  L’arte è intuizione estetica e può essere la sola attività umana in cui oggetto e soggetto, conscio ed inconscio si fondono. L’artista opera in base alle sue abilità tecniche e scelte consapevoli, ma lavora sotto l’impulso dell’ispirazione che gli fa rappresentare cose che non vede perfettamente ma che hanno un senso infinito. L’arte può pertanto prendere direzioni di senso sconosciute.

Il rapporto tra intuizione artistica e riflessione filosofica
L’ispirazione divina dell’artista lo rende diverso dagli altri uomini e definisce la superiorità dell’arte rispetto alla filosofia. La filosofia genera separazione, analizza gli oggetti mediante la divisione e la distinzione, l’arte invece rivela l’unità ed il senso del reale.

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       Friedrich Willhelm Joseph Schelling (1775-1854)




Fichte

L’IDEALISMO ETICO DI FICHTE

La ricerca della libertà e la tensione etica
Johann Gottlieb Fichte (1762-1814) facendo proprio il pensiero del filosofo tedesco Lessing ha riposto il valore della verità non nel suo possesso, ma nello sforzo constante per raggiungerla. Il possesso della verità è per lui riposo, pigrizia ed orgoglio mentre la ricerca della verità è impegno e attività. Attribuisce a questo un valore morale dicendo che” non vale nulla essere liberi; una cosa divina è diventarlo”. Fichte nasce da una famiglia di contadini poverissimi e studia grazie ad un aiuto presso il collegio di Pforta. Per guadagnarsi da vivere fa il precettore in case private. Una vita di disagi e il forte impegno nello studio rafforzano il suo carattere ed il suo spirito. Mentre Berlino è occupata dalle truppe di Napoleone, egli invita i tedeschi ad insorgere contro lo straniero, in un messaggio di educazione all’amore per la libertà ed al primato tedesco inteso come senso spirituale e culturale. Morì di colera a cinquantadue anni.

L’io come principio assoluto e infinito
Fichte si concentrò su due punti essenziali:
1) La preesistenza di una cosa in sé indipendente dal soggetto e dalle sue capacità conoscitive
2) Il problema mai risolto dell’origine del materiale sensibile della conoscenza
Per Kant l’io penso non è creatore delle cose ma ordinatore dei dati dell’esperienza, quindi rimane irriducibile al soggetto nella sua realtá. Se il mondo possibile è solo quello della rappresentazione non si può ammettere nulla al di fuori del soggetto stesso. Quest’ultimo pertanto è assoluto e infinito. Il Grande Io è l’elemento centrale del pensiero di Fichte. Se si pone l’Io come principio originario da esso si può derivare tutta la realtà dal punto di vista conoscitivo e materiale. Kant aveva posto limiti al soggetto ammettendo qualcosa di esterno e irriducibile ad esso, al contrario l’Idealismo negando una realtá indipendente dall’uomo, affermò l’infinità del soggetto. L’io può essere considerato libero in quanto non è secondario o dipendente da cose esterne ma viene visto come originario.

La differenza tra dogmatici e idealisti
Secondo Fichte proclamando l’assoluta libertá del soggetto si ottiene una piena realizzazione dell’impegno etico. Nell’opera “Prima introduzione alla dottrina della scienza” egli riconosce l’idealismo ed il dogmatismo come i due sistemi filosofici ai quali possono essere ricondotti tutti gli altri. La scelta dipende dal temperamento delle persone. L’individuo fiacco ed inerte sarà orientato verso il dogmatismo (soggettività dipendente dalla realtà esterna che riduce l’autonomia dell’Io), mentre l’individuo dinamico sarà attratto dall’idealismo che afferma l’infinità dell’Io e la sua assoluta sovranità. Idealismo visto come “scelta di vita”.

L’io e i tre momenti della vita dello spirito
L’Io di Fichte non è statico, tende alla libertà e a un ideale di perfezione. L’Io deve essere in quanto impegnato verso l’autorealizzazione. Non si identifica con l’Io personale ma è universale ed inesauribile attività creatrice. Il fondamento di tutto è l’Io puro o spirito, un processo creativo e infinito che si svolge secondo tre momenti essenziali:
1) TESI: L’io pone se stesso (si rivela come attività autocreatrice), in questo caso il principio non può essere oggetto di dimostrazione e L’Io stesso a creare la propria essenza costitutiva. L’Io puro non è una persona ma è attività creatrice, è autocoscienza.
2) ANTITESI: Io puro si deve oppore a un non-Io cioè all’oggetto perché ha bisogno di qualcosa d’altro rispetto a sé per realizzarsi. Io non-Io rappresenta la natura intesa come “regno dei limiti” (comprende anche il nostro corpo e le nostre sensazioni).
3) SINTESI: L’Io è limitato dal non-Io e da origine a questa fase che si riferisce alla concreta situazione del nostro essere al mondo in cui si fronteggiano le cose (non-Io) e piú persone definite io finiti. L’io finito è l’Io puro quando si confronta con il non -Io e si trova limitato da esso quindi nella condizione di individuo concreto. E’questa la situazione del nostro mondo.









 

La natura e la materia
Fichte vuole dimostrare che la natura ed il mondo (il non-Io) non sono indipendenti dal soggetto ed esistenti prima di lui ma vanno compresi come elementi indispensabili per la vita dello spirito. Esistono per l’Io e nell’Io. L’Io rimane un soggetto unico ed infinito di cui i singoli Io sono manifestazioni particolari. L’io pone il non-Io attraverso l’immaginazione produttiva che non da origine ad un mondo di fantasie ma alla realtà delle cose. I vari gradi della conoscenza (sensazione, intuizione, intelletto, giudizio e ragione) sono livelli del processo di ri-appropriazione della realtà da parte del soggetto che si riconosce alla fine fonte di ogni cosa.

Il carattere etico dell’idealismo fichtiano
Lo sviluppo dell’Io consiste nel superare l’urto tra l’Io ed il non-Io, un urto infinito che si rinnova e consente allo spirito di porsi come soggetto etico (missione di autoperfezionamento). Il compito dell’uomo secondo Fichte è quello di affermare la libertàlottando con le difficoltà che si frappongono e tutto cióche è limite, passività e materia vengono visti come ostacolo che lo spirito pone per mettersi alla prova.

La superiorità della morale
Per Fichte il mondo esiste in funzione dell’Io e della sua vita morale ed è presupposto indispensabile dell’azione etica. Ne consegue che la vita morale ha il “primato” rispetto alla teoretica.

L’istinto fondamentale dell’uomo 
L’uomo secondo Fichte non è mai solo perché è un essere che vive con gli altri. E’ nell’istinto umano ammettere che esistano altri al di fuori di sé con cui entrare in un rapporto di socialità. L’istinto sociale è un istinto fondamentale. L’uomo si sente finito ma aspira all’infinito e cerca di superare la sua limitatezza partecipando alla vita degli altri ed istituisce così la società. Questa ha lo scopo di realizzare la completa unità di tutti i suoi membri. Per ottenere questo risultato gli uomini:
1) Non devono trattare gli altri uomini come mezzi ma sempre come fini. Se io calpesto la libertà dell’altro distruggo la mia libertà perché divento schiavo delle passioni e dell’egoismo.
2) Dobbiamo tendere non solo al nostro perfezionamento ma anche a quello degli altri attraverso l’educazione.
Lo Stato per Fichte è qualcosa di empirico che al momento esiste ma che può scomparire quando gli uomini non avranno più bisogno di una autorità repressiva. E’ uno strumento ma non un fine e deve porsi come obbiettivo quello di rendersi superfluo. La società perfetta per Fichte è quella in cui regna la libera collaborazione tra gli uomini e le diverse volontà riescono a trovare un accordo.

La “missione del dotto”
Fichte attribuisce, nella sua visione, un ruolo particolare al “dotto” cioè all’intellettuale. Egli non può vivere isolato incurante della sorte degli altri. La sua missione è nobile ma deve rimanere modesto perché consapevole di essere destinato ad un obiettivo. Egli deve stimolare le altre persone a perseguire l’ideale di perfezionamento morale. Per fare questo deve possedere una conoscenza autentica dei bisogni umani. Spetta a lui indicare i mezzi più idonei al raggiungimento della perfezione spirituale. La storia e la filosofia rappresentano i contenuti essenziali del patrimonio conoscitivo dell’intellettuale.

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                 Johann Gottlieb Fichte (1762 – 1814)

Idealismo

L’IDEALISMO TEDESCO. FICHTE E SCHELLING

Il superamente del criticismo kantiano
Il criticismo kantiano aveva considerato il conoscere come “attività” e non solo come “passività”. Il soggetto (“Io penso”) per Kant escludeva dal proprio orizzonte conoscitivo la cosa in sé. Per superare le contraddizioni rimaste irrisolte nel sistema kantiano nasce una nuova corrente filosofica l’idealismo termine con cui vengono definite le filosofie che privilegiano la dimensione ideale e spirituale della realtà. I fondatori di tale corrente di pensiero furono Fichte e Schelling.

Idealismo e Romanticismo
L’idealismo si collega al Romanticismo pur non essendo la stessa cosa. L’idealismo è una corrente di pensiero esclusivamente filosofica mentre il Romanticismo è un movimento che riguarda la letteratura, l’arte, la poesia che si diffuse, a partire dalla Germania (prima metà dell’ottocento) in Inghilterra, Francia, Italia, Spagna….. Ma molti sono i punti di contatto in quanto entrambi portano al superamento della ragione illuministica e ad una nuova visione del mondo che esalta il sentimento, l’arte e la tradizione.

La nostalgia dell’infinito
L’aspirazione all’infinito è il principale tratto della cultura romantica. Questa aspirazione nasce da un senso di inquietudine per tutto quello che puó rappresentare un limite e dal bisogno di assoluto. La filosofia moderna aveva riconosciuto la dimensione dell’uomo nell’accettazione del finito (il cui superamento poteva essere riferito solo a Dio), il pensiero romantico ritiene invece che ogni individuo abbia un valore assoluto e si realizza solo congiungendosi all’infinito ossia a Dio.  L’infinito è la meta ideale per lo spirito romantico che sente una profonda nostalgia per le sue origini divine. L’epoca della scienza ha determinato la fine della visione religiosa. Da ciò deriva il nichilismo cioè il vuoto dei valori tradizionali a cui si ribellano i romantici.

L’esaltazione dell’arte Novalis e Schiller
L’arte (la poesia in particolare) rappresentano per i romantici la forma espressiva piú matura e completa a cui l’uomo può affidarsi, è nell’arte che la libertà dell’io trova realizzazione. Per Novalis il poeta sa comprendere il senso della natura meglio dello scienziato mentre Schiller assegna all’arte il compito di strappare l’umanità dalla tirannia della necessità e renderla libera.

L’esaltazione dell’arte: Goethe e il compito del genio
Quella dell’artista è una nuova forma di libertá. Goethe affermava che il compito creativo del genio artistico è quello di fondere in una perfetta unità il soggetto e l’oggetto, il finito e l’infinito, la natura e lo spirito. L’uomo nella visione di Goethe sa di non essere Dio ma vuole essere creatore. Goethe è fondamentale per capire il pensiero romantico. Egli collega elementi dell’Illuminismo (fiducia nella ragione che delimita la natura con le sue leggi rigorose) al concetto per lui essenziale che la natura è divina, cioè si identifica con Dio stesso e si manifesta nelle forme naturali. Lo scienziato deve cogliere queste forme, interpretarle ed arrivare a decifrare così la volontà di Dio. Si realizza un’ unione tra scienza e poesia, tra l’uomo ed il cosmo.

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​             Johann Wolfgang von Goethe 1749 - 1832

La rivalutazione della tradizione e la concezione della storia
Dall’aspirazione all’assoluto e al raggiungimento della perfetta unità tra uomo e natura nasce la rivalutazione del passato e della tradizione storica. L’uomo romantico vuole evadere dal presente ed immagina un’etá mitica (posta nell’antichità) in cui l’uomo viveva in armonia con la natura e gli dei. Poi qualcosa si è rotto In questo quadro idilliaco e l’uomo si è staccato dalla natura e si è sentito abbandonato dagli dei. Questo momento viene identificato con l’età moderna, con la scienza che distinguendo e separando frantuma l’unità del mondo. L’ideale più completo di umanità di realizza proprio nella storia che viene intesa come progressivo perfezionamento.