L’IDEALISMO ETICO DI FICHTE
- La ricerca della libertà e la tensione etica
Johann Gottlieb Fichte (1762-1814) facendo proprio il pensiero del filosofo tedesco Lessing ha riposto il valore della verità non nel suo possesso, ma nello sforzo constante per raggiungerla. Il possesso della verità è per lui riposo, pigrizia ed orgoglio mentre la ricerca della verità è impegno e attività. Attribuisce a questo un valore morale dicendo che” non vale nulla essere liberi; una cosa divina è diventarlo”. Fichte nasce da una famiglia di contadini poverissimi e studia grazie ad un aiuto presso il collegio di Pforta. Per guadagnarsi da vivere fa il precettore in case private. Una vita di disagi e il forte impegno nello studio rafforzano il suo carattere ed il suo spirito. Mentre Berlino è occupata dalle truppe di Napoleone, egli invita i tedeschi ad insorgere contro lo straniero, in un messaggio di educazione all’amore per la libertà ed al primato tedesco inteso come senso spirituale e culturale. Morì di colera a cinquantadue anni.
- L’io come principio assoluto e infinito
Fichte si concentrò su due punti essenziali:
1) La preesistenza di una cosa in sé indipendente dal soggetto e dalle sue capacità conoscitive
2) Il problema mai risolto dell’origine del materiale sensibile della conoscenza
Per Kant l’io penso non è creatore delle cose ma ordinatore dei dati dell’esperienza, quindi rimane irriducibile al soggetto nella sua realtá. Se il mondo possibile è solo quello della rappresentazione non si può ammettere nulla al di fuori del soggetto stesso. Quest’ultimo pertanto è assoluto e infinito. Il Grande Io è l’elemento centrale del pensiero di Fichte. Se si pone l’Io come principio originario da esso si può derivare tutta la realtà dal punto di vista conoscitivo e materiale. Kant aveva posto limiti al soggetto ammettendo qualcosa di esterno e irriducibile ad esso, al contrario l’Idealismo negando una realtá indipendente dall’uomo, affermò l’infinità del soggetto. L’io può essere considerato libero in quanto non è secondario o dipendente da cose esterne ma viene visto come originario.
- La differenza tra dogmatici e idealisti
Secondo Fichte proclamando l’assoluta libertá del soggetto si ottiene una piena realizzazione dell’impegno etico. Nell’opera “Prima introduzione alla dottrina della scienza” egli riconosce l’idealismo ed il dogmatismo come i due sistemi filosofici ai quali possono essere ricondotti tutti gli altri. La scelta dipende dal temperamento delle persone. L’individuo fiacco ed inerte sarà orientato verso il dogmatismo (soggettività dipendente dalla realtà esterna che riduce l’autonomia dell’Io), mentre l’individuo dinamico sarà attratto dall’idealismo che afferma l’infinità dell’Io e la sua assoluta sovranità. Idealismo visto come “scelta di vita”.
- L’io e i tre momenti della vita dello spirito
L’Io di Fichte non è statico, tende alla libertà e a un ideale di perfezione. L’Io deve essere in quanto impegnato verso l’autorealizzazione. Non si identifica con l’Io personale ma è universale ed inesauribile attività creatrice. Il fondamento di tutto è l’Io puro o spirito, un processo creativo e infinito che si svolge secondo tre momenti essenziali:
1) TESI: L’io pone se stesso (si rivela come attività autocreatrice), in questo caso il principio non può essere oggetto di dimostrazione e L’Io stesso a creare la propria essenza costitutiva. L’Io puro non è una persona ma è attività creatrice, è autocoscienza.
2) ANTITESI: Io puro si deve oppore a un non-Io cioè all’oggetto perché ha bisogno di qualcosa d’altro rispetto a sé per realizzarsi. Io non-Io rappresenta la natura intesa come “regno dei limiti” (comprende anche il nostro corpo e le nostre sensazioni).
3) SINTESI: L’Io è limitato dal non-Io e da origine a questa fase che si riferisce alla concreta situazione del nostro essere al mondo in cui si fronteggiano le cose (non-Io) e piú persone definite io finiti. L’io finito è l’Io puro quando si confronta con il non -Io e si trova limitato da esso quindi nella condizione di individuo concreto. E’questa la situazione del nostro mondo.
- La natura e la materia
Fichte vuole dimostrare che la natura ed il mondo (il non-Io) non sono indipendenti dal soggetto ed esistenti prima di lui ma vanno compresi come elementi indispensabili per la vita dello spirito. Esistono per l’Io e nell’Io. L’Io rimane un soggetto unico ed infinito di cui i singoli Io sono manifestazioni particolari. L’io pone il non-Io attraverso l’immaginazione produttiva che non da origine ad un mondo di fantasie ma alla realtà delle cose. I vari gradi della conoscenza (sensazione, intuizione, intelletto, giudizio e ragione) sono livelli del processo di ri-appropriazione della realtà da parte del soggetto che si riconosce alla fine fonte di ogni cosa.
- Il carattere etico dell’idealismo fichtiano
Lo sviluppo dell’Io consiste nel superare l’urto tra l’Io ed il non-Io, un urto infinito che si rinnova e consente allo spirito di porsi come soggetto etico (missione di autoperfezionamento). Il compito dell’uomo secondo Fichte è quello di affermare la libertà, lottando con le difficoltà che si frappongono e tutto cióche è limite, passività e materia vengono visti come ostacolo che lo spirito pone per mettersi alla prova.
- La superiorità della morale
Per Fichte il mondo esiste in funzione dell’Io e della sua vita morale ed è presupposto indispensabile dell’azione etica. Ne consegue che la vita morale ha il “primato” rispetto alla teoretica.
- L’istinto fondamentale dell’uomo
L’uomo secondo Fichte non è mai solo perché è un essere che vive con gli altri. E’ nell’istinto umano ammettere che esistano altri al di fuori di sé con cui entrare in un rapporto di socialità. L’istinto sociale è un istinto fondamentale. L’uomo si sente finito ma aspira all’infinito e cerca di superare la sua limitatezza partecipando alla vita degli altri ed istituisce così la società. Questa ha lo scopo di realizzare la completa unità di tutti i suoi membri. Per ottenere questo risultato gli uomini:
1) Non devono trattare gli altri uomini come mezzi ma sempre come fini. Se io calpesto la libertà dell’altro distruggo la mia libertà perché divento schiavo delle passioni e dell’egoismo.
2) Dobbiamo tendere non solo al nostro perfezionamento ma anche a quello degli altri attraverso l’educazione.
Lo Stato per Fichte è qualcosa di empirico che al momento esiste ma che può scomparire quando gli uomini non avranno più bisogno di una autorità repressiva. E’ uno strumento ma non un fine e deve porsi come obbiettivo quello di rendersi superfluo. La società perfetta per Fichte è quella in cui regna la libera collaborazione tra gli uomini e le diverse volontà riescono a trovare un accordo.
- La “missione del dotto”
Fichte attribuisce, nella sua visione, un ruolo particolare al “dotto” cioè all’intellettuale. Egli non può vivere isolato incurante della sorte degli altri. La sua missione è nobile ma deve rimanere modesto perché consapevole di essere destinato ad un obiettivo. Egli deve stimolare le altre persone a perseguire l’ideale di perfezionamento morale. Per fare questo deve possedere una conoscenza autentica dei bisogni umani. Spetta a lui indicare i mezzi più idonei al raggiungimento della perfezione spirituale. La storia e la filosofia rappresentano i contenuti essenziali del patrimonio conoscitivo dell’intellettuale.
Johann Gottlieb Fichte (1762 – 1814)
Johann Gottlieb Fichte (1762 – 1814)
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